Andiamo da KLAS INGESSON

Racconto di Simone Mariani

Una vacanza di una settimana in Svezia: città stupende, villaggi pittoreschi, paesaggi da favola…..ma tra Stoccolma e Goteborg una tappa diventa obbligo per omaggiare ad un grande campione:

Sono le ore 13:30 di un caldo (23°) pomeriggio svedese di metà giugno, con l’auto da poco abbiamo lasciato alle spalle Stoccolma e ci dirigiamo verso il sud, verso una meta poco consueta e alquanto inesplorata dal popolo rossoblù. L’indirizzo sul navigatore satellitare è correttamente impostato e la linea dritta e rossa punta verso il cuore della Svezia centrale. Il display ci indica che mancano poco più di 200 km dal paese che ha dato i natali ad un nostro grande numero 8 rossoblu, Klas Ingesson.

Ödeshög, questa la nostra destinazione. Per l’esattezza il nostro arrivo è previsto in Storgatan 8, 599-31 tra poco meno di due ore, solamente per un saluto a Klas. Il civico 8 di Storgatan ad Ödeshög, ospita la chiesa e il piccolo cimitero del villaggio svedese, che sia proprio al civico n. 8 il “suo” cimitero, rende tutto più mistico.

Percorriamo quindi la E4, una sorta di autostrada a due corsie, gratuita e ben tenuta. La lingua di asfalto che collega i poli della Svezia è quasi perennemente costeggiata e accompagnata da boschi, alberi e vegetazione. Gli alberi che costeggiano la carreggiata sono alberi secolari con grossi tronchi e arbusti molto imponenti ed è lì che inizio ad immaginare Klas durante il suo periodo di pause calcistiche. Correvano gli anni del calcio che contava, della serie A con i veri campioni, con un Bologna in semifinale di coppa Uefa, era un altro millennio, era un altro Bologna ed era un’altra Bologna.

In città lo chiamavano “il boscaiolo”: ricordo un’intervista dove Klas raccontava che amava distrarsi tagliando legna una volta rientrato in patria, lo immagino quindi immerso in questi boschi che ora mi circondano, lo immagino a rilassarsi accanto ad uno dei tanti laghi che prendono spazio in questa meravigliosa terra, me lo immagino ancora lì nella sua Ödeshög a passeggiare nelle strade quiete di questa cittadina semi deserta con il suo animo gentile ma con l’imponenza di un guerriero.

Sono le 15:20, il navigatore ci invita ad imboccare l’uscita numero 106, siamo a Ödeshög. Pochi metri dallo svincolo e si è subito all’interno della strada principale di questo piccolo paese. Conta davvero pochi abitanti, circa 3.000, con piccole e basse case dietro a negozi e attività locali che costeggiano la via principale. L’ordine e la cura del territorio, anche qui, riecheggiano come non mai, ogni cosa è al suo posto e ogni aspetto viene ben curato e mantenuto.

Klas riposa qui, nella terra che l’ha visto nascere, nella terra che l’ha visto dare i suoi primi calci ad un pallone, nella sua terra che lo accoglieva a braccia aperte durante le soste della nostra Serie A e nella sua terra che lo cullerà per sempre.

Il cimitero dove riposa Klas è proprio ai piedi della chiesa, la ÖdeshögsKyrka. Spicca da lontano il suo campanile, raggiungibile con lo sguardo fin dall’uscita della vicina autostrada, campanile che ci indica da lontano la strada per Klas.

Raggiunto l’ingresso della chiesa, è sufficiente tirare verso di sé il cancello in ferro, salire i 9 gradini che separano l’ingresso del cortile della chiesa dalla strada principale ed entrare nel selciato in ghiaia circondato da erbetta verde alta due dita.

La chiesa è relativamente piccola, si alza davanti a noi il campanile posto sul lato della facciata ben tenuta, sembra quasi restaurata di fresco anche se da queste parti, poche strutture sono lasciate in decadimento. Il cortile è ben curato, erba tagliata e fiori colorati davanti all’ingresso.

Fatico a lasciare lo sguardo sulla facciata della chiesa, fatico a concentrarmi su di essa in quanto la mia testa necessariamente si volta verso sinistra dove iniziano le prime lapidi proprio ai piedi della stessa.

La prima che vedo, quella che sembra venirmi incontro, è proprio la sua, quella di Klas. È ben tenuta, curata e che toglie ogni dubbio su ogni possibile omonimia; c’è Klas stilizzato con ai piedi un pallone. La dicitura accanto alla sua immagine incisa recita “Klas Ingesson 1968 – 2014”.Un po’ di Bologna è qui, tanto che la sua immagine scolpita sul granito toglie ogni dubbio sul fatto che Klas avrà per sempre i nostri colori cuciti addosso: l’immagine riconduce chiaramente a Klas con indosso la maglia del Bologna!  lo si percepisce delle righe tondeggiate verso il colletto che ricorda incredibilmente e indelebilmente la maglia del ’98.

I brividi partono dalla testa ed arrivano alle caviglie, l’ultima volta che vidi Klas aveva la nostra maglia rossoblù con il suo numero 8 ben stampato sulle spalle e ora, la stessa maglia, la vedo disegnata su una pietra con davanti fiori freschi.

Accanto ai fiori, sono state lasciate due medaglie dei due tornei svolti nel 2017 e 2018 in sua memoria, medaglie che custodisce davanti ad un cuore di pietra bianco con una frase in svedese incisa su di esso.

Il silenzio che entra fastidiosamente nelle orecchie è assordante, mi immagino Klas nel cerchio di centrocampo del Dall’ara con 30.000 persone intorno e tutto questo, ora, non mi sembra vero nonostante siano già passati 7 anni. Ero sugli spalti dell’Andrea Costa quando da guerriero ti facevi valere in campo, sempre duro ma allo stesso tempo corretto; “gigante buono” era il soprannome che faceva per te!

Mi guardo intorno e un mezzo sorriso sfiora le mie labbra, le due persone sepolte accanto a lui riportano sulla lapide il cognome “Andersson” (noto cognome svedese), non nego che faccia uno strano effetto leggere uno accanto all’altro i cognomi Andersson-Ingesson.

Saluto Klas, pulendo con la mano la lapide da piccoli pezzi di terra che la pioggia dei giorni scorsi ha depositato.A bassa voce, nel rispetto del luogo ricordo a Klas il coro della curva che per 64 partite l’ha accompagnato: “KLAS KLAS INGESSON, KLAS KLAS INGESSON”.

Sinceramente, provo uno strano effetto intonare, seppur sottovoce, un coro da stadio in un cimitero, ma voglio pensare che ovunque sia mi abbia guardato, fatto un mezzo sorriso, alzato il pugno destro al cielo e l’abbia agitato verso di me a ritmo del suo coro, rigorosamente a maniche corte e rigorosamente con la maglia rossoblù.

Ovunque tu sia, Ciao Klas!