Villani Gino

Tifoso

Il tifoso storico del Bologna, che ne ha accompagnato settant’anni di vita, diventando il simbolo della classica passione rossoblù, in cui l’amore per la squadra si fonde con tipiche caratteristiche della “bolognesità”: ironia, gusto della polemica, spirito goliardico, tempra ostinata. Cominciò a seguire la squadra quando contava sette anni e il Bologna giocava sul campo della Cesoia: da allora, come amava ricordare con orgoglio, aveva perso nella sua vita solo pochissime partite del Bologna, esattamente nel periodo di convalescenza per una frattura a una gamba. Anche durante l’età dell’oro del Bologna, nel periodo tra le due guerre, Villani riusciva, nonostante mezzi economici limitatissimi, a seguire il Bologna in trasferta, con altri due fedelissimi: il professor Aldo Carboni e il dottor Marcello Zanetti. Poi, il suo attivismo coronò un antico sogno. Si fa infatti risalire a lui, in coppia con Otello, l’organizzazione dei treni speciali. Accadde nel dopoguerra, quando, grazie a un accordo con le ferrovie, nacquero le “trasferte rossoblù”: «Fummo i primi in Italia» ricordava, «poi tutti ci hanno imitato». Non era esatto: impossibile infatti imitare quelle autentiche rappresentazioni teatrali da commedia dell’arte che andavano in scena sui treni speciali rossoblù, veri e propri carri di Tespi di sceneggiate di ogni genere messe in atto dalla sua inesauribile vena di comiziante, attore e incantapopolo. Gli dava manforte, dipingendo i fantastici cartelloni che ornavano i convogli e le illustrazioni delle pergamene che commentavano le vicende calcistiche del Bologna, l’amico Pinotti. I testi di filastrocche e zirudele varie, ovviamente, erano dello stesso Gino.

Nella vita di tutti i giorni lavorava in un piccolo negozio di merceria in pieno centro. Dagli anni Sessanta, un segno distintivo inconfondibile si aggiunse al personaggio: essendogli calata la tonitruante voce, prese ad amplificarla adeguatamente con un megafono. Da quello, dalla sua postazione fissa allo stadio sotto la torre di Maratona, per oltre un decennio prima di ogni partita si udiva il suo saluto a Bulgarelli: «Onorevole Giacomino, salute!». Senza il quale, inutile dirlo, l’arbitro non si sarebbe sentito autorizzato a fischiare l’inizio del match. La stagione del settimo scudetto, 1963-64, lo vide in prima fila nelle manifestazioni contro la “congiura” dei poteri milanesi. Nei giorni successivi alla conquista dell’Olimpico, Villani fece stampare etichette da applicare a una serie di bottiglie di vino; la scritta diceva: “Albana scudetto – imbottigliato, come l’Inter, il 7 giugno 1964”. Poi, Villani si ammalò e il suo megafono tacque. Morì di un male incurabile il 16 ottobre 1977.

E’ sepolto in Certosa: Chiostro del 1500- Cortile – cripta 7

 

Per approfondire:

Sito: “Tremare il mondo fa”, scheda Villani Gino