IL CLUB CRINALI ROSSOBLU: passione dalle valli dell’Appennino Tosco-Emiliano

di Davide Gubellini  

Intervistiamo un Presidente di Club Rossoblù davvero speciale. Marco Guidetti ha avuto infatti il merito di rifondare un Club in terra toscana. “Crinali Rossoblù” ha sede a La Lima, una frazione del Comune di Piteglio, in provincia di Pistoia. La passione di Marco lo ha spinto a far rinascere e a riorganizzare un gruppo di tifosi nato addirittura negli anni sessanta.

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Ciao Marco. Come è nata la tua storia di tifoso del Bologna?

Ciao Davide, grazie per la possibilità d’esprimere la mia esperienza rossoblù, addirittura tramite un’intervista.

Ricordo bene la prima partita, Bologna-Ascoli nell’ottobre 1979, uno squallido 0-0 in una giornata fredda e nebbiosa.

Un esordio così avrebbe scoraggiato chiunque ma all’epoca ancora non sapevo che “il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita” ed ovviamente non sfuggii al contagio ed alla regola.

Il primo abbonamento, credo nel 1985, fu ovviamente in curva Andrea Costa, dopo gli anni da bambino trascorsi in tribuna con mio nonno ed alcuni anni in cui giocando nei pulcini del Bologna, con modesto risultato, avevo l’ingresso gratuito in tutti i settori dello stadio.

Non sono mai stato un assiduo frequentatore di trasferte, però ne ho collezionate 20-25 ma ho dovuto attendere addirittura il 2007 per vedere la prima trasferta vittoriosa, che bolgia quel giorno a Modena.

Quale è la vittoria del Bologna che ricordi più volentieri? E quale è il tuo campione rossoblù preferito?

La vittoria più significativa rimane chiaramente il 3-0 alla juventus (doverosamente in minuscolo) del 1998.

Tuttavia, quella a cui sono più legato sentimentalmente è quella del 12/12/1990, Bologna-Admira Wacker, ottavi di finale di Coppa Uefa.

Dopo lo 0-3 subito nella partita d’andata, nessuno credeva nel ribaltamento del risultato nel ritorno, tra l’altro evento mai riuscito a nessuno in precedenza.

A causa dell’orario, le 17.00 di un giorno infrasettimanale, non c’erano al Dall’Ara più di 4mila persone.

Ma per me ed i miei amici di allora quella era la prima cavalcata europea a cui assistevamo e armati dell’incoscienza dei vent’anni, fosse cascato il mondo noi l’avremmo seguita fino all’ultimo secondo.

Il resto è storia, 0-3 ribaltato nei minuti regolamentari, l’ultimo decisivo rigore calciato di forza da “Pinone” Lorenzo ad insaccare la rete, la folle corsa giù dai gradoni semivuoti dell’Andrea Costa, gli abbracci, il tripudio interminabile e le prime lacrime versate al Dall’Ara.

Di campioni indimenticabili che deliziano tutt’ora i miei ricordi ce ne sono tanti, come dimenticare il bomber Marronaro che trascinò quelli della mia generazione di nuovo in serie A?

Poi come non citare Detari, Ingesson, Nervo e Signori?

Ma quello che considero il più grande è un campione che paradossalmente non ho mai visto giocare, Angelo Schiavio.

Lo vidi però negli occhi incantati di mio nonno quando rivolgevo a lui la domanda su chi fosse stato il più grande campione rossoblù; per lui che aveva visto l’inaugurazione del Littoriale ed assistito a svariati scudetti, “Angelino” era il numero uno, mi sono sempre fidato del parere di mio nonno.

Come nasce il tuo impegno per la ricostituzione di un Club in Toscana?

Nel 2013 ho lasciato, insieme alla mia compagna, il grembo di Bologna, si sa per un bolognese non è mai cosa facile, seguendo il sogno di una vita più semplice e finalmente più vicina alle nostre passioni ed alle nostre inclinazioni.

L’Appennino Tosco-Emiliano era la cornice per tentare di riappropriarci, se mai ne fossimo stati capaci, della nostra esistenza.

Così dopo qualche anno nell’Appennino pistoiese ci siamo stabiliti da 4 anni nell’Appennino Lucchese nel Comune di Bagni di Lucca, in una località montana a 1100 metri e come spesso ci dicono, “un po’ fuori dal mondo”.

Qui con pazienza e costanza, qualità che non avevamo ma che la montagna dona a chiunque voglia abbandonarsi ai suoi ritmi, avevamo intenzione di avviare una coltivazione di mirtilli.

I primi anni sono trascorsi a sistemare i campi “terrazzati” abbandonati da decenni, dedicarsi all’impianto di 600 pianticelle di mirtillo ed aspettare il loro adattamento, radicazione, crescita ed infine fruttificazione.

Insomma un po’ come la metamorfosi vissuta da due cittadini, un po’ incoscienti, che hanno deciso di vivere in montagna.

Quest’anno, nella speranza di raccogliere i frutti dei nostri sforzi, abbiamo aperto l’azienda agricola “Abete Bianco” specializzandoci nella trasformazione dei mirtilli.

Nei nostri prodotti abbiamo voluto riproporre quello che caratterizza la nostra scelta di vita; semplicità, autenticità e naturalità sono gli ingredienti degli estratti, delle confetture e dei frullati ora disponibili nel mercato locale e per chi abbia voglia di raggiungerci nella nostra azienda in frazione Montefegatesi, località La vignaccia-Albereta.

Nel corso di questi anni nulla mi manca della città e della “vita precedente”, l’unica cosa di cui sentivo una disperata nostalgia era il Dall’Ara ed il Bologna.

Quando l’anno scorso dal profilo Facebook dello scrittore Federico Pagliai è emersa una storia da lui raccontata sul tifo rossoblù che animava gli abitanti del paese La Lima, distante solo una ventina di chilometri da dove abito, è stato un attimo ridestare la mia anima di tifoso.

Ancora più veloce è stato riempire una macchina di tifosi in direzione Dall’Ara.

In quel primo viaggio con quelli che ancora non sapevo sarebbero diventati il Consiglio Direttivo del nuovo Club rossoblù, fu come aprire un armadio della memoria, impolverata dagli anni giaceva una storia, egregiamente raccontata da Davide Gubellini.

E’ una vicenda custodita soprattutto dalla ferrea memoria di Alessandro Pagliai, padre di Federico nonché testimone di quegli eventi, una storia che era vanto ed orgoglio di un paese tutto.

La Lima è un piccolo paese incastonato tra le montagne, distante da Bologna, addirittura in un’altra regione.

Nel 1963, alla vigilia del settimo Scudetto, grazie alle visite dei giocatori del Bologna, i paesani avevano ereditato un’incrollabile fede rossoblù.

Nacque così un Club di tifosi bolognesi a La Lima in provincia di Pistoia con circa 60 soci.

Come spesso accade, i padri hanno trasmesso ai figli la loro passione calcistica e tutt’ora vi è un’enclave rossoblù tra questi monti.

Nel corso degli anni da quell’estate del 1963, seguendo il destino di molti paesi montani, La Lima ha vissuto lo spopolamento; i suoi “figli” si sono dispersi chi nei paesi vicini e chi in città, come i restanti e fondamentali soci del Consiglio Direttivo del Club (Giancarlo Giovannini e Alvaro Petrucci) pur coltivando sempre la stessa passione.

Così nell’autunno scorso, a distanza di 56 anni, ha visto la luce il nuovo Club Crinali Rossoblu-La Lima 1963, del quale con pochi meriti sono Presidente.

Nel suo primo anno di vita il Club ha visto le iscrizioni salire a circa quota 30 soci, alcuni simpatizzanti di Bologna ma soprattutto discendenti da quell’unica e commovente storia di tifo.

Cosa suggeriresti per il Bologna del prossimo anno?

Per il prossimo anno suggerirei al Bologna di acquistare Lionel Messi.

A parte gli scherzi, dopo anni di gestioni scellerate, mi fido ciecamente di Saputo e Sabatini, sono certo che si adopereranno per renderci orgogliosi di tifare la nostra amata squadra.

Sono convinto che in futuro potremmo toglierci soddisfazioni un tempo impensabili.

Grazie Marco.

Per l’intervista, per la tua memoria dei tifosi di un tempo e per il tuo impegno per la cura del territorio. Ti auguriamo tutti i successi professionali che meriti ampiamente.

Il Club Crinali Rossoblu in Curva Andrea Costa
I prodotti dell’Appennino di “Abete Bianco”

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