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Nel 1925, all’indomani della conquista del suo primo scudetto, il Bologna cambiò manico. A raccogliere il testimone di Enrico Masetti fu Paolo Graziani, ingegnere, grande esperto di calcio e di regolamenti noto anche fuori dai confini regionali. Non per niente fece parte, col romano Italo Foschi e il presidente degli arbitri Giovanni Mauro, della commissione di esperti che nel 1926 ebbe l’incarico di elaborare il nuovo modello organizzativo del calcio italiano. In breve tempo la commissione, riunita in Versilia, redasse quella che passò alla storia come la “Carta di Viareggio”, pubblicata il 2 agosto 1926, che cambiò la faccia del calcio italiano, sancendo fra l’altro la chiusura ai calciatori stranieri, con l’unica eccezione degli oriundi. Nel 1928, con la nascita di “Bologna Sportiva”, Graziani lasciò la presidenza della sezione calcio a Gianni Bonaveri.
Ma Graziani non fu solo un personaggio legato allo sport bolognese e italiano: egli fu anche un importante ingegnere che contrassegnò le scelte architettoniche e urbanistiche di Bologna della prima metà del Novecento.
Così ce lo descrive Giuliano Gresleri nel suo “Bologna Moderna 1860-1980” edito da Patron:
“Laurea in ingegneria a Bologna nel 1905; nella sua lunga attività associa uno scaltrito mestiere costante adeguamento agli indirizzi dominanti all’interno della locale cultura architettonica: dall’iniziale contatto con il Liberty, al pesante riecheggiamento Belle-Epoque di Palazzo Boldrini e alle esperienze di carattere storicistico degli anni ’20; fino ad assumere stilemi propri delle avanguardie europee nel corso degli anni ’30. Negli anni fra le due guerre fa parte del Direttorio del Sindacato Fascista Ingegneri e collabora con alcune delle maggiori imprese edilizie. Membro dell’Accademia Clementina, del Comitato per Bologna Storico e Artistica, dell’INU, ricopre anche nel dopoguerra importanti incarichi presso l’Ordine degli Ingegneri. Nel 1955 collabora alla stesura del PRG di Bologna.”