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Figlio di Amedeo Bortolotti, a 13 anni intraprende inevitabilmente la strada paterna e si ritrova negli spogliatoi dello Sterlino ad apprendere il lavoro, mentre studia: prenderà il diploma di infermiere e lavorerà anche al Rizzoli assieme al celebre professor Scaglietti. Nel 1929 Ulisse ottiene la tessera ufficiale di massaggiatore ed entra anche lui nei ranghi del Bologna come curatore delle riserve – le giovanili dell’epoca – affiancando il padre che lavora sui muscoli della prima squadra. Quando Bortolotti senior va in pensione, gli subentra in tutto e per tutto e anche lui approda all’azzurro, entrando nello staff della Nazionale nel 1962, con l’avvento di Edmondo Fabbri, fino agli infausti giorni della Corea, ai Mondiali 1966. In una delle rarissime interviste confessa: “Io non mi sono mai mosso da Bologna anche perchè sono un tifoso della squadra. Penso che in qualsiasi altra squadra non avrei potuto lavorare come trai rossoblù. E aggiungo che il mio è sempre stato un lavoro prezioso: i massaggi servono prima e dopo la partita e durante la settimana. Tolgono la stanchezza dalle gambe e le rimettono in condizioni accettabili, pronte per la prossima partita. Ho avuto rapporti affettuosi con tutti i giocatori che sono passati sotto le mie mani e con tantissimi ho finito col diventare il confidente prima ancora che il curatore dei loro muscoli.”