Rauch Louis

Presidente

Nato a Friburgo (Svizzera) il 20-5-1880, fu il numero uno del Bologna, fondatore del club e capostipite di tutti i presidenti rossoblù. Era nato in Svizzera, e si era presto appassionato al calcio, militando nel Friburgo, la squadra della sua città. Giovane odontoiatra di talento, nei primi anni del secolo scorso venne chiamato a Bologna da Arturo Beretta, titolare della prima cattedra di odontoiatria all’Università, poi preside della facoltà di Medicina, importatore dall’Inghilterra delle tecniche odontoiatriche più avanzate, fondatore dell’Istituto di via San Vitale che ancora oggi ne porta il nome. Rauch divenne il braccio destro di Beretta, poi si mise in proprio, aprendo un suo ambulatorio che fece fortuna, richiamando molti pazienti del grande cattedratico bolognese. Tra questi la futura moglie, Maria Bergonzoni, che gli avrebbe dato la figlia primogenita, Isotta, poco più di un mese dopo la fondazione del Bologna, il 17 novembre 1909. Il Bologna, già. Rauch restava un appassionato del pallone, trovò altri “matti” come lui pronti a dar vita, ai Prati di Caprara, a lunghe e appassionanti sfide in camicia e mutandoni («Tenuti su dalle spille da balia» avrebbe ricordato la figlia, «perché gli elastici non c’erano ancora»). Tra questi, anche Emilio Arnstein, un giovane boemo giunto a Bologna nel 1908 da Trieste, dove col fratello aveva fondato una società di calcio dalla breve vita, il Trieste Black Star FC, e Antonio Bernabeu, studente del prestigioso Collegio di Spagna prima che asso dell’attacco. Grazie all’appoggio del cavalier Carlo Sandoni, presidente del Circolo Turistico Bolognese, la domenica mattina del 3 ottobre 1909 quel gruppo di appassionati diede vita, nei locali della Birreria Ronzani in via Spaderie 6, al Bologna. Quel giorno Louis Rauch fu nominato presidente del nuovo sodalizio. L’anno dopo lasciava la carica per diventare allenatore, in quanto la nascita della figlia e il crescente successo professionale cominciavano ad assorbire gran parte del suo tempo. A poco a poco si defilò dal Bologna, ma la passione non venne mai meno: «Andava sempre allo stadio» ricorderà Isotta «pagava il suo biglietto di tribuna e si metteva a guardare la partita. Appena qualcuno sbagliava si metteva a sbraitare, urlando come un matto». Col tempo, gli studi odontoiatrici divennero tre, i figli due (anche un maschio). Finché, il 22 maggio 1952, mentre pedalava in bicicletta a Ozzano in occasione di una visita al podere acquistato in località Gallo, veniva travolto e ucciso da un’auto guidata da un sottotenente di vascello, come avrebbe semplicemente raccontato in una “breve” il giorno dopo il “Resto del Carlino”, ignorando le benemerenze sportive e sociali dell’illustre vittima.

 

E’ sepolto in Certosa: Recinto 5 Piano Primo – Cortile – cappella 2R