In questa tipologia di percorso abbiamo voluto abbinare un itinerario “virtuale” legato ai campi di gioco ormai scomparsi, con luoghi di interesse storico della Città di Bologna.
Come muoversi:
– a piedi in modo autonomo (difficoltà alta)
– in bici : bici a noleggio tramite APP MOBIKE: Info Point situato nella Velostazione Dynamo (Via dell’Indipendenza, 71/z) è un punto di contatto a disposizione degli utenti e per dare assistenza a coloro che sono interessati al servizio. E’ disponibile anche un call center (0362 1635050) aperto tutti i giorni dalle 7 alle 20
– di corsa con la guida turistica Andrea Gardenghi (348/7778787) http://www.bolognabyrun.com/
ITINERARIO PRINCIPALE EST
ITINERARIO PRINCIPALE OVEST
VARIANTE MELONCELLO-BASILICA SAN LUCA
2) PORTA SAN VITALE
Nonostante il suo aspetto dimesso e le sue attuali dimensioni ridotte, la Porta di San Vitale, la “porta per Ravenna”, ebbe fin dalle origini la rilevanza che le derivava dall’essere posta a presidio di uno degli assi viari fondamentali e più antichi che si diramano a oriente di Bologna, quello verso l’antica capitale imperiale e la metropoli da cui Bologna dipese dal punto di vista ecclesiastico per tanti secoli. Venne eretta nel 1286 con gli annessi alloggi per il capitano le guardie e con un possente torrione che venne demolito all’inizio del XVI secolo. Dopo ripetute ristrutturazioni effettuate nel XIV secolo, tra cui la costruzione di un ponte levatoio nel 1354, la porta fu disattivata per motivi di sicurezza in due occasioni: nel 1447 e nel 1512. Alla fine del Settecento il ponte levatoio fu demolito. Un ulteriore ridimensionamento si ebbe nel 1950-52 con la rimozione del rivellino e dell’avancorpo esterno. Da oltre tre secoli Porta San Vitale è caratterizzata dalla vicinanza del complesso del Sant’Orsola.
Fonte: “Restauro delle porte di Bologna 2007-2009”
3) PORTA MAGGIORE
Porta Maggiore potrebbe essere denominata la “Porta d’onore” della città. Infatti non solo presidia la continuazione della via Emilia oltre il suo tratto urbano verso la Romagna, ma sotto la sua volta sono transitati sovrani, papi, condottieri. Edificata nella seconda metà del Duecento e subito munita di un cassero, fu ristrutturata più volte nel corso del Tre e Quattrocento. Ancora più incisivo fu l’intervento voluto da Giulio II, che all’inizio del Cinquecento vi fece costruire una rocchetta che inglobò il vecchio cassero e fece spostare verso nord il nuovo varco. Di conseguenza per rimettere in asse gli sbocchi delle strade che vi confluivano fu necessario praticare una nuova apertura nelle mura. Nei decenni successivi si procedette al riallineamento complessivo e alla costruzione di un nuovo lungo ponte che scavalcava il fossato. Dai primi decenni del XVII secolo dal suo lato esterno si dipartì il portico che conduceva a Santa Maria degli Alemanni. Nel 1770 si procedette alla riedificazione della porta su progetto dell’architetto Gian Giacomo Dotti. Nel 1903 si decretò la distruzione della porta, ma a demolizione iniziata e dopo un lungo e vivace dibattito nel 1909 prevalse l’opinione di chi volle conservare e restaurare i ruderi rimasti che erano parte della più antica costruzione; i relativi lavori furono affidati al Comitato per Bologna storico artistica sotto la direzione di Alfonso Rubbiani.
Fonte: “Restauro delle porte di Bologna 2007-2009”
4) MONUMENTO CARDUCCI
Il Monumento a Giosue Carducci fu progettato intorno al 1909 da Leonardo Bistolfi (1859-1933) ed eseguito nell’arco di diciotto anni (concluso nel 1927), mentre il Comune di Bologna, dopo aver acquistato il terreno necessario, procedeva alla sistemazione della piazza di fronte. Il giardino memoriale sarà inaugurato nel giugno 1928.
Ben consapevole del ruolo decisivo che la natura ha nella poesia di Carducci, Bistolfi, artista liberty, a sua volta «errante sognatore innamorato della natura» (come ebbe a scrivere), si preoccupa innanzitutto della scenografia e dell’architettura del giardino, scelto senza esitazione, fra i diversi luoghi proposti a lui dalla cittadina Commissione consultiva per il monumento, come l’unico adatto ad inserirvi l’opera, consentendogli infatti una piena e felice integrazione fra artificio e natura. Nel Bozzetto generale del monumento (1909) in gesso spiccano così sui minuscoli gruppi statuari le piante. L’artista ha conservato da un lato alberi e cespugli che lo scrittore vedeva quotidianamente (edere, la vite, il fico, viburni, cipressi, melograni, sambuchi, un nespolo, bagolari, ecc.), dall’altro ne ha scelti altri in base a criteri simbolici evocativi e cromatici: bossi e allori. Il giardino inoltre si arricchisce di altri cipressi, di ippocastani, pioppi, ginko biloba, aceri campestri, allori, bossi, rose, della bignonia e del glicine addossati alle antiche mura, anche sul retro, nell’area che dà oggi sul viale di circonvallazione (denominato Viale Carducci). Per volontà dello scultore fu infine innalzata una cancellata a protezione di questo “luogo sacro”, come si addice ai monumenti commemorativi.
Inaugurato con solenne cerimonia il 12 giugno 1928 alla presenza dei sovrani Vittorio Emanuele III ed Elena, il monumento, oggi bisognoso di restauro, si colloca nel clima Liberty, specie per la perfetta integrazione tra natura e architettura e la predilezione per moduli curvilinei e dinamici, sebbene non manchino elementi riferibili a una poetica neo-manierista nell’attenzione dello scultore ai volumi e alla resa di anatomie espanse. Il monumento rappresenta una complessa allegoria dove la figura del poeta è illustrata dalla sua opera percepita nel suo evolversi e in stretto legame con le vicende storiche in cui è maturata. Il baricentro del monumento è costituito dalla figura di Carducci seduto; dietro di lui un altorilievo fa da fondale alla composizione. Due gruppi statuari ai lati sono dislocati in modo asimmetrico rispetto alla scalinata a cavea di pietra serena. Proprio l’asimmetria e il decentramento, secondo Renato Barilli, sono le qualità distintive dell’opera, di cui si conservano due bozzetti generali modellati in gesso: il primo (1909) in Casa Carducci, il secondo (ascrivibile a un periodo tardo, eseguito fra il 1926 e il 1933) alla Fondazione Carisbo. Per la realizzazione del monumento Bistolfi si avvalse del contributo prezioso dell’architetto genovese Mario Labò (1884-1961). La traduzione in marmo bianco delle sculture è stata attuata presso lo studio Nicoli di Carrara.
Fonte: www.casacarducci.it
5) CASA CARDUCCI
La casa, con gli arredi e le suppellettili originali, è quella dove Giosue Carducci ha abitato dal 1890 fino alla morte (1907) raccogliendo e organizzando un cospicuo patrimonio di memorie e di cultura. L’istituto cura e promuove la conservazione, la fruizione pubblica e lo studio dell’archivio letterario dello scrittore, nonché la valorizzazione della casa museo e del giardino monumentale che la circonda. Inaugurata il 6 novembre 1921, è officina dell’Edizione Nazionale delle Opere del letterato e ospita, al primo piano, la Commissione per i testi di lingua, di cui Carducci è stato presidente dal 1888. L’istituto si è aperto dal 1996 alla vicenda della scrittura novecentesca e contemporanea accogliendo librerie e archivi di studiosi e di intellettuali attivi a Bologna e di significativo valore per la cultura letteraria italiana.
6) MUSEO CIVICO DEL RISORGIMENTO c/o CASA CARDUCCI
Il Museo Civico del Risorgimento di Bologna, inaugurato il 12 giugno 1893, dal 1990 si trova al piano terreno di Casa Carducci, ultima abitazione del poeta, ora monumento nazionale, in piazza Carducci 5.
L’allestimento, che espone una piccola percentuale del patrimonio museale, segue un percorso articolato in cinque aree tematico-cronologiche che vanno dalla Rivoluzione Francese alla Grande Guerra, con una visione privilegiata rivolta agli avvenimenti ed ai protagonisti locali.
Orari di apertura: aperto dal martedì al venerdì 9-13; sabato, domenica e festivi 10-14. Chiuso lunedì, Capodanno, Primo Maggio, Natale. Chiusura estiva da metà giugno a metà settembre.
Piazza Carducci 5 – 40125 Bologna tel. 051 347592 (reception e biglietteria). Direzione e Uffici:Via de’ Musei 8 – 40124 Bologna
tel. e fax 051 225583 museorisorgimento@comune.bologna.it
7) MURA VIALE CARDUCCI
Le mura di Bologna cingevano la città fino all’inizio del XX secolo, quando furono quasi completamente demolite per far posto agli attuali viali di circonvallazione. Edificate in tre cerchie successive a partire dal III secolo, ne rimangono visibili significativi tratti nella zona del centro storico, a cui spesso i bolognesi fanno riferimento con l’espressione Bologna entro le mura.
8) PORTA SANTO STEFANO
Porta Santo Stefano, la “porta per la Toscana”, fu costruita nel XIII secolo e più volte ristrutturata e restaurata nei due secoli successivi. Ulteriormente munita nel corso del Quattrocento, fu gravemente danneggiata da colpi di artiglieria durante un assedio nel 1512, con la distruzione della torre originaria. L’anno successivo fu di nuovo munita di cassero. Nel 1843 gli edifici precedenti furono completamente demoliti e si edificò un nuovo passaggio monumentale chiamato “barriera gregoriana” costituita dai due edifici ancora esistenti.
Con la sistemazione della strada della Futa Porta Santo Stefano vide transitare la gran parte del traffico e degli scambi con Firenze.
Fonte: “Restauro delle porte di Bologna 2007-2009”
10 ) VILLA ALDROVANDI MAZZACORATI
La Villa sorge sul territorio della tenuta di Camaldoli acquisita da Annibale Marescotti nel 1616. Alcuni anni più tardi, nel 1690, dopo la morte di Raniero la nobile dimora con giardino passo alla famiglia Aldrovandi. Nonostante alcuni lavori condotti sulla casa per renderla degna di un’importante famiglia senatoria, essa mantenne pressochè inalterata la propria struttura ad un solo piano con loggia passante fino al 1761 quando cominciarono i lavori in vista delle nozze di Gianfrancesco Aldrovandi Marescotti con Lucrezia Fontanelli.
Nel 1765 fu compiuta la sopraelevazione del secondo piano della villa. Il progetto definitivo è di Francesco Tadolini che dalla prima metà del 1770 al 1772, ispirato ai moduli neoclassici, portò a compimento il nuovo aspetto della villa con il corpo centrale porticato a sei colonne, timpano ed ali porticate semiellittiche.
Costituisce la trasformazione in ambito bolognese di una villa veneta con barchesse di chiara ispirazione palladiana. Alla fine del ’700 la villa divenne proprietà dei marchesi Mazzacorati.
Teatro di Villa Aldrovandi Mazzacorati
Questo autentico gioiello celato nell’ala sinistra della Villa Aldrovandi Mazzacorati costituisce l’unico esempio di teatro privato suburbano a noi pervenuto nel bolognese. Espressione della vivacità culturale del secolo dei lumi, il teatrino viene realizzato per volontà di Giovan Francesco Aldrovandi, attore dilettante commediografo e cultore appassionato di teatro. L’inaugurazione avviene il 24 settembre 1763 con la tragedia scritta da Voltaire nel 1736 l’Alzira e tradotta da Vincenzo Fontanelli, esponente della corte degli Estensi di Modena e suocero del proprietario.
Su una planimetria rettangolare due ordini di balconate si svolgono con andamento ininterrotto ad U. La raffinatezza dell’ambiente è conferita dalla delicatezza dei colori pastello degli affreschi e dai corpi sinuosi di venti tritoni e cariatidi che sorreggono le balconate. Nelle mani di queste figure si appoggiavano lanterne, ghirlande di fiori, ramoscelli o festoni in occasione di particolari festeggiamenti.
Il teatro, famoso per la sua acustica, può ospitare fino ad 80 persone. Grazie alla gestione da parte dell’ “Associazione “Cultura e Arte del ’700“, si svolge una regolare ed intensa stagione di rappresentazioni, concerti, opere liriche e conferenze.
Aperto da settembre a giugno: per informazioni sui giorni di apertura e orari telefonare dal lunedì al venerdì dalle 10 alle ore 12 al n. 051 6235780 o 051 444134
Fonte: http://www.teatrodel700bologna.it/home/
Giardino “Ferruccio Busoni”
si estende intorno alla monumentale villa, antica residenza suburbana di nobili famiglie bolognesi come i Marescotti gli Aldrovandi e i Mazzacorati che la abitarono dai primi del ‘600 fino al secolo scorso (l’aspetto neoclassico è dovuto alle trasformazioni e ampliamenti della seconda metà del ‘700) Fin dalla costruzione alla villa faceva da contorno uno sfarzoso giardino che si prolungava nella grande tenuta circostante. Nelle linee essenziali il disegno è rimasto quello di un tempo: lo spazio davanti alla villa e occupato da un giardino all’italiana con aiuole fiorite (fra cui una collezione di rose antiche) siepi, 2 grandi esemplari di leccio e tasso, alberelli di arancio spinoso e fontane; alle spalle dell’edificio viali alberati fiancheggiano composite macchie boscate che conservano qualche notevole esemplare sopravvissuto agli scempi dell’ ultima guerra; la serra ospita una collezione di orchidee tropicali. Il giardino ha una superficie di 3,6 ettari ed è intitolato al celebre pianista compositore Ferruccio Busoni 1866 – 1924 per un periodo direttore del liceo musicale bolognese .
Museo Nazionale del Soldatino “Mario Massaccesi”
il museo storico del soldatino ospita al suo interno circa 50.000 pezzi che raccontano la storia di questi giocattoli tanto amati da bambini di tutte le epoche e anche ricostruzioni fedeli di personaggi storici. I soldatini raccolti nel museo costruiti con i materiali più vari e variegati dal piombo alla carta, dalla latta alla plastica, dallo stagno alla pasta di legno, sono sia pezzi unici che realizzati in serie.
Vera e propria istituzione sul territorio nazionale, il Museo del soldatino di Bologna venne fondato nel 1979 da un gruppo di collezionisti che mettendo insieme le proprie meravigliose ed uniche raccolte decisero di dare alla collettività la possibilità di avvicinarsi tramite un percorso storico-didattico a queste opere d’arte e di manualità. Inserito all’ interno del circuito dei musei del giocattolo d’Europa come terzo museo in ordine di importanza dopo Kulmback e Compiègne il museo storico del soldatino Mario Massaccesi è molto famoso in Italia e altrettanto conosciuto e apprezzato all’estero.
Degli esemplari gelosamente custoditi all’ interno del museo, circa 12.000 sono stati realizzati artigianalmente o industrialmente prima del 1800, mentre gli altri sono stati prodotti nel periodo successivo, dal 1900 ai giorni nostri la collezione propone sia i primissimi esemplari in stagno piatti creati in Germania alla fine del ‘700 ma anche la loro evoluzione in piombo semi-piatti nella prima metà del XIX secolo. Per arrivare ai pezzi a tutto tondo, in piombo, tipici del periodo a cavallo tra fine ‘800 e inizio ‘900 fino ai modelli più moderni prodotti tra le due guerre mondiali in italia E in Germania caratterizzati da paste modellabili di varia composizione e dotati di mezzi in latta. Il museo inoltre espone anche esemplari di soldatini dei poveri: figure realizzate in carta ritagliata che però hanno antenati illustri ovvero le incisioni di Callot o di Stefano della Bella, di epoca compresa tra il XVI e il XVII secolo. Inoltre un’area del museo è dedicato al soldatino non come balocco ma come miniatura perfetta e curata in ogni dettaglio a rappresentazione fedele di personaggi storici. Qui il confine tra gioco modellismo e figurini stica e davvero estremamente labile e spesso superato. Tra le figure storiche ammirabili si trovano il faraone akenaton riproduzioni fedeli dei marines e dei mezzi della guerra del Golfo. CURIOSITA’: l’esposizione comprende anche alcuni soldatini in cartoncino dipinto appartenuti a Giacomo Leopardi. Inoltre nel museo si possono ammirare anche collezioni tematiche (carabinieri e legione straniera ) e altre rarità come i soldatini in carta dell’ esercito pontificio (del 1820) e macchine da guerra in latta degli anni 1910 – 1940.
La visita dura circa un ora.
Il Museo del soldatino Mario Massaccesi si trova presso villa Aldrovandi Mazzacorati via Toscana 19 Bologna
aperto SOLO la domenica dalle 10:30 alle 12:00 ingresso gratuito .
INFO E PRENOTAZIONE GRUPPI 348.4718138
Fonte: https://museodelsoldatino.wordpress.com/
11) GIARDINI MARGHERITA
E’ il più esteso e frequentato parco cittadino. Realizzato, su disegno del piemontese Sambuy, per dotare Bologna di un grande spazio verde pubblico sull’esempio delle maggiori città italiane ed europee, venne inaugurato nel 1879 con il nome di Passeggio Regina Margherita (in omaggio alla moglie di Umberto I).
All’ingresso principale vi accoglie il grandioso bronzo inaugurato nel 1888 nella Piazza principale della città di Bologna (piazza maggiore), che venne per l’occasione rinominata al re, si inserisce in un disegno di collocazione di monumenti nei punti strategici della città, a ricordo degli eroi del Risorgimento e del percorso di unificazione d’Italia.
Nello stesso anno fu inaugurato il monumento al padre barnabita Ugo Bassi(sito in via Ugo Bassi), e negli anni precedenti erano state collocate le statue dedicate allo scienziato Luigi Galvani (piazza Galvani via Archiginnasio) ed a Camillo Benso Conte di Cavour (piazza Cavour).
Lo scultore prescelto fu Giulio Monteverde (1837-1917), artista tra i più celebri dell’epoca ed autore di molti monumenti collocati nelle piazze del Regno. Per il basamento l’incarico fu affidato alla Davide Venturi & Figlio, l’azienda di lavorazione del marmo più importante della città. Sempre a Monteverde verrà affidato a Bologna l’incarico di eseguire il Monumento a Marco Mighetti, inaugurato nel 1896. E’ curioso osservare che, dopo animate discussioni e polemiche, ridicolizzate dai giornali satirici, su quale collocazione dovesse avere la statua rispetto ai palazzi circostanti (soprattutto quelli simbolici dei diversi poteri: la chiesa e il Comune), si decise di posizionarla al centro, con la fronte rivolta a San Petronio e la coda al palazzo del Podestà.
Così viene poi descritto nella ‘Guida illustrata di Bologna – Storica artistica industriale’, edita nel 1892 dalla Tipografia Successori Monti: “Il Monumento a Vittorio Emanuele II, che sorge nel mezzo dell’omonima piazza (Maggiore ndr.), fu inaugurato nel giugno dell’anno 1888, durante la celebrazione dell’ottavo Centenario dell’Università di Bologna. La statua equestre di bronzo, piena di vita, è opera dello scultore Giulio Monteverde. Il piedistallo, di granito rosso di Baveno, lucidato a specchi, e il basamento, furono eseguiti dal bravo marmista Venturi, nostro concittadino, che fece importanti lavori anche nella Certosa. Il basamento fu giudicato lodevole per l’accurata esecuzione e la precisione con cui fu collocato”
Come detto in precedenza, nel 1944 bronzo e basamento vennero spostati da Piazza Maggiore all’attuale collocazione dei Giardini Margherita
Fonte: www.storiaememoriadibologna.it
Playground Giardini Margherita
(attualmente durante le serate di GIUGNO e LUGLIO)
Il 22 maggio 1982 si disputa la prima edizione ufficiale del Playground dei Giardini Margherita. Si tratta di un torneo di pallacanestro aperto a squadre di dilettanti, ma che nel tempo ospiterà giovani promettenti e campioni professionisti, fungendo da notevole strumento promozionale per il basket bolognese.
Bologna è Basket City non solo per le sue squadre di serie A, ma anche per la larga base di giovani praticanti nei tanti campi delle parrocchie e delle associazioni sportive di periferia.
Calendario e immagini: https://www.facebook.com/torneo.giardinimargherita/
Chiesa di Santa Maria della Misericordia
Presso l’uscita dei Giardini, verso Porta Castiglione, è ubicata la Chiesa di santa Maria della Misericordia. Nella facciata tracce della chiesa romanica appartenente alle monache Cirtercensi. La chiesa attuale è stata ricostruita nel 1432 dagli Olivetani; il portico, alla fine del XV secolo, si deve ai frati Agostiniani Osservanti, ampliato successivamente. All’interno dipinti di Lippo di Dalmasio, Bagnacavallo, B. Cesi, Spisanelli, U. Gandolfi (1777), vetrate di F. Francia (1499) e singolare tabernacolo ligneo di Matteo Cossich detto il Tedesco (1624).
Fonte: Sito Biblioteca Sala Borsa
Santuario di Santa Maria del Baraccano
Sui viali di circonvallazione tra Porta Santo Stefano e Porta Castiglione è ubicato il Santuario di Santa Maria del Baraccano. La piccola chiesa, molto amata dai Bolognesi, nacque come cappella. Costruita nel 1403 per proteggere dagli agenti atmosferici l’immagine di una “Madonna con Bambino” dipinta su una parete interna delle mura cittadine sotto un’arcata che fungeva da sostegno ad un cammino di ronda, fu ricostruita e ampliata nel corso dei secoli. Nel 1524 le fu aggiunto un ampio portico e nel 1682 fu eretta la cupola, disegnata da Agostino Barelli. All’interno si trovano, tra gli altri, affreschi di Francesco del Cossa e dipinti di Prospero e di Lavinia Fontana. Il nome Baraccano deriva dal termine “barbacane”, denominazione con la quale si identificava il contrafforte esterno al quale il piccolo edificio era direttamente appoggiato. Il santuario, assai caro alle giovani coppie di sposi che vi si recano per ricevere la benedizione dopo il matrimonio religioso, fu retto da una Compagnia laicale che sempre lì aveva la propria sede e che, oltre a custodire la chiesa, gestiva il Conservatorio delle Zitelle, posto su via Santo Stefano.
Fonte: Sito Storia e Memoria di Bologna
12) SAN MICHELE IN BOSCO – PUNTO PANORAMICO SULLA CITTA’
La Chiesa di San Michele in Bosco è un imponente complesso architettonico comprendente la chiesa e l’adiacente ex-convento degli Olivetani, uno dei più grandiosi e ameni d’Italia. Si erge in uno dei punti più panoramici dei colli a ridosso di Bologna e il suo sagrato costituisce uno splendido balcone sulla città e sulla pianura fino alla catena alpina.
Di origini remote, la chiesa venne ricostruita svariate volte. Riedificata in epoca medievale, assunse le forme attuali prima nel sec. XV e venne poi ricostruita tra il 1517 e il 1523 dai monaci Olivetani qui insediati fin dal 1364. Nei secoli, il complesso è stato usato per i più diversi propositi: nel periodo napoleonico fu prima caserma e poi prigione, divenne in seguito villa per il Legato Pontificio e più tardi residenza per il Re d’Italia. Inoltre, poco prima della fine dell ‘800, il complesso fu adibito a sede dell’Ospedale Rizzoli, dove tuttora sono sepolti i grandi ortopedici dell’Istituto.
L’armoniosa fronte rinascimentale è opera dell’architetto ferrarese Biagio Rossetti mentre il finissimo portale marmoreo si deve al senese Baldassarre Peruzzi (1522). L’elegante interno a due piani, uno per i fedeli , l’altro per il coro dei monaci, è ravvivato da preziosi dipinti e sculture dei secoli XVI e XVII. Notevoli la sagrestia e il coro avvolti da magnifici affreschi cinquecenteschi e di grande suggestione scenografica è il chiostro ottagonale della fine del sec. XVI, ravvivato dalle celebri pitture della scuola dei Carracci, in parte perdute. Nel presbiterio , la porta di destra conduce al lungo corridoio dell’antico convento, noto come il “Cannocchiale”, perchè grazie ad un effetto ottico, sembra di poter toccare la Torre degli Asinelli.
Fonte: Curia Arcivescovile e Le Chiese di Bologna (L’Inchiostroblu)
13) PORTA SARAGOZZA
Porta Saragozza per le vicende che la riguardarono soprattutto dal XVII secolo in poi, potrebbe essere chiamata la “Porta sacra” o la “Porta dei pellegrini”; e non solo perché da lì passavano i fedeli che raggiungevano la sommità del colle della Guardia per venerare l’icona della B. V. di San Luca, ma anche perché il suo nome – probabilmente derivato da una mitica vittoria degli eserciti cristiani contro i musulmani – evocava l’occidente lontano dei pellegrinaggi in terra iberica. Eretta nel XIII sec. e dotata nel 1334 di un avancorpo e di un ponte levatoio che valicava il fossato, ha oggi l’aspetto che le fu conferito dal radicale restauro condotto nel 1859 dall’architetto Giuseppe Mengoni, che fece sostituire il cassero medievale con quello attuale raccordandolo con due portici merlati ai due torrioni cilindrici laterali. Rimasta a lungo un varco secondario e più volte inutilizzata – tanto che nella descriptio del 1371 non era menzionata – acquisì particolare rilievo da quando nel 1674 fu edificato il lungo portico che conduce alla Basilica della B. V. di San Luca, come punto di arrivo e di partenza delle processioni che accompagnano l’icona mariana che in precedenza transitavano per porta di Sant’Isaia.
Fonte: “Restauro delle porte di Bologna 2007-2009”
14) CAMPO SALUS – SG FORTITUDO
15) PORTICO DI SAN LUCA
Il portico, unico al mondo per la sua lunghezza di quasi quattro chilometri (3.796 m), collega il Santuario alla città e agevola la processione che ogni anno dal 1433 conduce la bizantina Madonna con Bambino alla cattedrale, durante la settimana dell’Ascensione. La sua realizzazione si avvia nel 1674 con la costruzione a Porta Saragozza dell’arco Bonaccorsi di Gian Giacomo Monti. Allo stesso architetto si attribuisce il progetto definitivo del tratto in pianura del portico ritmato da un modulo compositivo di estrema sobrietà e semplicità, ripreso dal suo successore Carlo Francesco Dotti a partire dal secondo decennio del ‘700. La parte terminale del percorso collinare, progettata dal Dotti, si caratterizza invece per la dinamica variazione di visuali e di punti di fuga fino alla visione finale del Santuario.
16) CAMPO DELLA SEF VIRTUS (INTRECCIO CON ITINERARIO “ARPAD WEISZ A BOLOGNA”)
Il cimitero storico momumentale Certosa di Bologna è uno dei cimiteri più antichi d’Europa, un monumento d’importanza mondiale, un luogo unico per la scultura e l’architettura del XIX e del XX secolo.
La scoperta tra il 1869 e il 1871 del sepolcrato etrusco nella Certosa ha dato avvio ad una serie fortunata di scavi archeologici, diretti dall’archeologo bolognese Antonio Zannoni, grazie ai quali è stata chiarita la ricostruzione storica e topografica della città. I materiali databili tra la metà del VI e IV secolo a.C. provenienti dai sepolcrati, si trovano ora nella sezione etrusca del Museo Civico Archeologico.
Nel 1800, la Commissione di Sanità del Dipartimento del Reno, decise di destinare ad area cimiteriale l’ex Certosa di S. Girolamo. La Certosa possedeva tutti i requisiti richiesti: era posta fuori dall’abitato, in una posizione ideale dal punto di vista della rete idraulica e della libera circolazione dell’aria. Si apre ufficialmente nel 1801 mentre nel 1802 l’architetto Ercole Gasparini concepisce il nuovo ingresso monumentale con ampi piloni coronati da statue. Nel 1811 Gasparini progetta un portico che colleghi il cimitero al Santuario di S. Luca.
I primi spazi che vengono utilizzati come cimitero sono il Chiostro Terzo, il Chiostro d’Ingresso, la Sala della Pietà e quella delle Tombe. Dalla Sala delle Tombe, antico luogo di ricreazione dei monaci, si passa alla Loggia delle Tombe e da qui si procede attraverso l’Aula Gemina. La Sala delle Catacombe (1827) conduce alla Galleria a tre navate che termina col Colombario. Al centro dei vani spiccano alcuni dei più celebri monumenti di tutto il cimitero (Pepoli-Murat e Angelelli).
Il più recente Campo degli Ospedali raccoglie monumenti di età liberty lungo il muro di cinta, al centro è collocato il grande ossario dedicato ai caduti partigiani, concepito dall’architetto Piero Bottoni. Annessi al cimitero sono lo spazio destinato agli Acattolici, il cimitero ebraico, un’area crematoria e un cinerario.
Fonte: Storia e Memoria di Bologna LA CERTOSA
20) MUSEO DELLA COMUNICAZIONE MILLE SUONI MILLE VOCI “GIOVANNI PELAGALLI”
Il museo è nato dalla volontà di raccontare con rigore scientifico e cronologico la storia della comunicazione audiovisiva dal 1760 a oggi. Sono esposti circa 1.500 pezzi originali e funzionanti, tra cui rarità e cimeli, che ricostruiscono la storia della radio, della fonografia, della televisione, del cinema, della musica e del computer. In una sala dedicata a Guglielmo Marconi sono raccolti pezzi originali e cimeli marconiani. Tra gli oggetti più rari e preziosi si segnalano fonografi a cilindro del 1905 con trombe di cristallo, un grammofono a due trombe del 1910, il microfono usato nel giugno del 1940 da Pio XII per lanciare il suo messaggio di pace
Via Col di Lana 7 – ACCESSO SU APPUNTAMENTO (per gruppi non inferiori a 15 persone) tel. 0516491008 – 3388609111 http://www.museopelagalli.com/
21) CAMPO DEI PRATI DI CAPRARA
17bis) ARCO DEL MELONCELLO (variante)
Compiuto nel 1732 su disegno di Carlo Francesco Dotti l’Arco del Meloncello dà inizio al tratto di portico che sale fino al Santuario di San Luca, intervallato da quindici cappelle con raffigurazioni dipinte dei Misteri del Rosario.
L’Arco è costituito da un sovrappasso per i pellegrini, sostenuto da un basamento con archi ribassati finiti a bugnato, attraverso i quali il traffico pedonale e veicolare di via Saragozza può scorrere indisturbato. Il loggiato sovrastante si ricollega, stilisticamente e morfologicamente, al portico con cui è raccordato. Particolare risalto è dato alla tribuna centrale, che presenta un fornice inquadrato da un ordine gigante di colonne ioniche, affiancate da lesene, che riprendono il motivo a bugnato della base sottostante. Al centro della trabeazione campeggia lo stemma in rame della famiglia Monti Bendini, dipinto anche altre quattro volte all’interno della loggia, a dimostrazione del grande impegno economico, che questa dimostrò nella costruzione del portico di San Luca e, nella fattispecie, dell’Arco del Meloncello. Se la prima parte della tribuna centrale, conclusa con un timpano triangolare in leggero aggetto, sembra rifarsi al modello dell’Arco Bonaccorsi che si erge all’inizio del portico, di fronte a Porta Saragozza, il sovrastante fastigio con un secondo timpano curvilineo sorretto da mensole giganti e coronato da un vaso con fiamma, potrebbe essere una rivisitazione dovuta alla mano di Francesco Bibiena.
Fonte: www.bolognawelcome.com
17tris) BASILICA DI SAN LUCA (variante)
La chiesa attuale viene realizzata da Carlo Francesco Dotti tra il 1723 e il 1757 in sostituzione di una precedente chiesa quattrocentesca, mentre le due tribune esterne sono concluse dal figlio Giovanni Giacomo nel 1774. In sintonia con la tradizione bolognese, il volume esterno si presenta privo di decorazioni enfatiche e solenni e si caratterizza per la semplicità del profilo curvilineo su cui è impostata la cupola. Entro una planimetria ellittica, gli spazi interni si dilatano a croce greca culminando nell’altare principale che precede la cappella della Vergine. Tra gli artisti le cui opere adornano la chiesa, si segnalano Guido Reni (terzo altare a destra), Donato Creti (seconda cappella a destra), Giuseppe Mazza (cappella di Sant’Antonio da Padova), Guercino (sagrestia maggiore).
Tradizionale meta di pellegrinaggi legati alla devozione dell’immagine della Beata Vergine di San Luca e confortante approdo visivo per i bolognesi che rientrano in città, il Santuario posto sul Colle della Guardia rappresenta uno dei simboli di Bologna.