LA NASCITA – 1925-1926
Nel 1925 Leandro Arpinati (1892-1945), segretario federale del Fascio di Bologna, lancia una sottoscrizione pubblica per reperire i fondi necessari alla costruzione di un grande impianto polisportivo.
Il suo potere in città è enorme, quasi incontrollato: è giunto il momento di un’impresa che suggelli la vittoria del fascismo e ne mostri le grandi capacità anche in ambito architettonico, con un’opera degna degli antichi romani.
Ma ci vogliono molti soldi, anche se non si è mai saputo quanti. Arpinati chiede alle aziende bolognesi di ogni settore un versamento “volontario” (in realtà coatto) di almeno 1000 lire (corrispondenti a 728 euro), un milione (728.000 euro) arriva dal governo, 3 milioni (2.186.000 euro) dal PNF (Partito nazionale fascista).
Il luogo scelto è un’ampia area, che costeggia il portico che congiunge il Cimitero della Certosa al Meloncello, sede di un poligono di tiro, dove furono assassinati dai soldati austriaci Ugo Bassi e Giovanni Livraghi. Il 12 giugno 1925 il re Vittorio Emanuele III posa la prima pietra e dopo solo due anni, il 31 ottobre 1926, Mussolini lo inaugura davanti a decine di migliaia di uomini della MVSN (Milizia volontaria per la sicurezza nazionale). Lo stesso giorno viene trucidato dalla folla Anteo Zamboni, un ragazzino individuato come l’attentatore di Mussolini durante la precedente visita alle istituzioni della città: sull’evento e sui reali protagonisti non fu mai fatta piena luce, ma servì a Mussolini stesso per far piazza pulita definitivamente dei propri avversari e introdurre leggi speciali.
Lo stadio, l’elemento più importante del complesso polisportivo denominato il Littoriale, non è ancora del tutto terminato, ma è già imponente: le caratteristiche tecniche, in particolare l’uso del calcestruzzo armato, ne fanno una delle più ardite costruzioni d’Europa. La piscina coperta, riscaldata d’inverno, e la grande piscina scoperta, hanno pochi eguali nell’Italia dell’epoca.
Il progetto del grande complesso polisportivo è dell’ing. Umberto Costanzini (1897-1968), ingegnere capo dell’Ufficio tecnico della Casa del Fascio; un ruolo importante viene svolto anche dall’architetto Giulio Ulisse Arata (1881-1962), specialmente per la parte architettonica, ma entrambi lavorarono seguendo le direttive di Arpinati, la vera mente del progetto, il “silenzioso operante”, come l’aveva definito lo stesso Mussolini.
Il Municipio di Bologna non fu minimamente coinvolto nel progetto e nella realizzazione: il Littoriale doveva dimostrare le grandi e autonome capacità organizzative e costruttive del fascismo bolognese.
LA PARTITA INAUGURALE – MAGGIO 1927
Il Littoriale viene inaugurato ufficialmente con la partita Italia-Spagna nel maggio 1927, ma lo stadio ospiterà dal 26 giugno anche la prima di una lunga serie di esposizioni fieristiche, le Esposizioni Riunite, che prima si svolgevano alla Montagnola o a palazzo Fantuzzi, in via San Vitale, diventando così anche un punto di riferimento per l’economia cittadina.
Arpinati intanto è diventato il primo podestà di Bologna (26 dicembre 1926), nonché presidente della FIGC (Federazione italiana gioco calcio) ed in seguito del CONI (Comitato olimpico nazionale italiano): le prestigiose cariche ricoperte gli permetteranno di organizzare a Bologna importanti avvenimenti sportivi.
LA TORRE DI MARATONA – OTTOBRE 1929
Il progetto di Arpinati giunse però a compimento solo nell’ottobre 1929, VII anniversario della marcia su Roma, quando fu inaugurata la torre di Maratona, progettata da Giulio Ulisse Arata. Con i suoi 42 metri di altezza, contribuiva in modo determinante all’effetto di “romana grandezza” voluto da Arpinati, innestandosi su un edificio che già ricordava il Colosseo.
In cima al pennone della torre fu installata una Vittoria alata con fascio littorio, e in corrispondenza della grande nicchia una imponente statua di bronzo di Mussolini a cavallo, opera dello scultore Giuseppe Graziosi.
CAMPIONATO DEL MONDO – 1934
Il Littoriale ospitò anche due partite del campionato del Mondo del 1934. Più precisamente il 27 maggio 1934 Svezia-Argentina 3-2 e il 31 maggio 1934 Austria-Ungheria 2-1.
LA CADUTA DEGLI DEI – DAL 1934 AL 1945
Arpinati, diventato nello stesso anno sottosegretario agli interni, era ormai il numero due del regime e il completamento del Littoriale testimoniava all’Italia non solo la potenza del fascismo, ma forse ancora di più quella dello stesso Arpinati, che rischiava così di fare ombra a Mussolini.
La stella del “ras dei ras” stava per tramontare, ma nel frattempo il Littoriale aveva profondamente modificato l’immagine della città, non più rappresentata soltanto dalle due torri e da altri monumenti storici, ma sempre di più dalla “mole arpinatiana”, che campeggiava su giornali, guide turistiche, pubblicazioni di ogni genere.
Nell’aprile del 1933 Arpinati cadde in disgrazia per dissidi con Mussolini e con Achille Starace, segretario del PNF. Nel 1934 fu arrestato e inviato al confine.
Da un giorno all’altro Arpinati, il capo indiscusso del fascismo bolognese, smise di esistere: il suo nome non doveva essere pronunciato, i suoi uomini subirono epurazioni, la sua opera fu sistematicamente demolita, ma la Casa del Fascio e il Littoriale non potevano essere materialmente cancellati.
“Anche il Littoriale, in un certo senso, subì le conseguenze della disgrazia politica del suo costruttore. Le foto della ‘mole arpinatiana’ sparirono dai giornali, il suo nome dai titoli e non fu più indicato come il simbolo della nuova era politica. In pratica fu declassato a quello che avrebbe dovuto essere sin dall’inizio: un contenitore di avvenimenti sportivi, mercantili e culturali”.
Dopo 10 anni fu la volta di Mussolini: il 26 luglio 1943, il giorno dopo la caduta del fascismo, la folla festante distrusse i simboli del regime, tra cui la statua del Littoriale. La testa della statua fu trascinata per le vie della città, mentre il cavallo, troppo pesante, rimase al suo posto, senza il corpo di Mussolini, ma con gli stivali ancora nelle staffe. Intanto, a seguito dei bombardamenti alleati, i locali del Littoriale, dove ormai non si svolgevano più eventi sportivi o fieristici, si riempirono di sinistrati e sfollati, come tragico effetto della sconfitta del fascismo.
STADIO COMUNALE – DAL 1945
Nel 1947 il cavallo di Mussolini, un po’ macabro con gli stivali ancora sui fianchi, fu tolto dalla torre di Maratona ed utilizzato dallo scultore Luciano Minguzzi per realizzare le due statue dei partigiani attualmente a porta Lame.
Lo Stadio, non più Littoriale, riprese lentamente ad ospitare manifestazioni sportive (calcio, atletica, pugilato etc) ma anche politiche, religiose e musicali. Il 26 giugno 1955, ad esempio, una folla enorme seguì l’incontro di pugilato tra Francesco Cavicchi, di Pieve di Cento, e il tedesco Heinz Neuhaus, mentre il 28 giugno 1959 Palmiro Togliatti concluse allo Stadio la Conferenza regionale del PCI.
Memorabile il concerto di Patti Smith del 9 settembre 1979, ed i concerti degli U2 (17-18 luglio 1993) e di Vasco Rossi (vari concerti a partire dal 1993).
INTITOLAZIONE A RENATO DALL’ARA – 1983
Nel 1983 fu deciso di intitolarlo alla memoria di Renato Dall’Ara, mitico presidente del Bologna per 30 anni, dal 1934 al 1964, quando scomparve alla vigilia del vittorioso spareggio contro l’Inter che valse la conquista del settimo ed ultimo scudetto della storia rossoblù.
RISTRUTTURAZIONE MONDIALI ITALIA ‘90 – 1990
In vista dei mondiali di calcio del 1990, si portò una profonda trasformazione della struttura per adeguarla alle nuove norme internazionali.
Il progetto dell’architetto Enzo Zacchiroli e degli ingegneri Piero Pozzati e Franco Zarri ha consentito in particolare di ampliarne la capienza passando da 33.500 posti a sedere a 41.500 posti a sedere e di sostituire la pensilina con una nuova struttura a sbalzo in acciaio.
L’intervento, piuttosto delicato considerando che lo Stadio Comunale è un bene culturale sottoposto a tutela, ha tentato di preservare la lettura autonoma del vecchio Littoriale, predisponendo una serie di telai in acciaio che circondano il muro esterno dell’edificio e che sorreggono le nuove gradinate ove sono state create nuove uscite di sicurezza ed una nuova tettoia per la tribuna coperta; un restyling che ha interessato anche l’impianto di illuminazione ed il tabellone elettronico.
Con le attuali restrizioni di sicurezza la capienza è di 38.279 posti a sedere. Il rivestimento esterno ha contribuito ad accostare ulteriormente l’antico e il moderno, rendendo lo stadio “Dall’Ara” un’opera architettonica apprezzata da tutti gli addetti ai lavori.
Questa importante ristrutturazione permette tuttora al “Dall’Ara” di svolgere degnamente il proprio compito, mentre ormai da anni si parla di costruire un nuovo stadio.
NUOVO SECOLO NUOVA TRIBUNA – NASCE LA TERRAZZA BERNARDINI
Con il nuovo secolo parte la ristrutturazione della Tribuna Centrale dello stadio. Questi lavori architettonici rappresentano l’inizio di una serie di progetti e interventi di sviluppo del prestigioso marchio Bologna F.C., fortemente voluti dalla società sportiva. La tribuna centrale ha tre nuovi settori di poltrone denominati Platino, Oro e Argento, oltre ai nuovissimi Salotti Panoramici, ed una nuova collocazione della tribuna stampa. Nel cuore della tribuna è nata inoltre la “Terrazza”, che il Dott. Gazzoni Frascara ha voluto intitolare a Fulvio Bernardini, lo storico allenatore della squadra che conquistò l’ultimo scudetto datato 1964, l’uomo che vive e vivrà sempre in tutti i cuori dei tifosi rossoblù.
Terrazza Fulvio Bernardini è un’area di circa 900 mq, completamente di nuova realizzazione con pareti a vetrata, dove la presenza di un servizio catering di assoluto livello, salotti riservati, ampi bar, tecnologie audio e video all’avanguardia, sono alcuni degli elementi che garantiranno nei momenti di attesa, intervallo o dopo partita, un ambiente esclusivo e raffinato per vivere lo stadio in modo totalmente innovativo. Sono dieci i Salotti Panoramici posizionati in cima alla tribuna centrale: spazi riservati realizzati per una capienza di otto persone, climatizzati, supportati da monitor, dotati dei più moderni comfort e coordinati da personale di accoglienza privato.
È l’area dedicata più specificatamente al segmento corporate: le aziende infatti possono fruire dei loro salotti personalizzati per ottimizzare la visibilità della propria immagine, invitando i clienti per azioni di promozione e pubbliche relazioni. Le opere di rinnovamento rendono la Tribuna Centrale Dall’Ara uno stadio da vivere nel massimo comfort a partire dalla riqualificazione delle sedute, sia a livello di poltrone realizzate con sistema riscaldamento, sia a livello di visibilità con monitor per il replay e la pubblicità, fino ai servizi hospitality di massimo livello.
INTITOLAZIONE DELLA CURVA NORD A GIACOMO BULGARELLI E LAPIDE IN RICORDO DI ARPAD WEISZ- 2009
Davanti ad un nutrito gruppo di tifosi, il 10 maggio 2009 la curva che da sempre ospita i sostenitori rossoblù è stata intitolata a Giacomo Bulgarelli, scomparso tre mesi prima. Quel giorno, il Presidente Francesca Menarini ha scoperto la targa dedicata al giocatore che nella storia ha raccolto più presenze di tutti con la maglia rossoblù (486): “Ci è sembrato giusto intitolare questa curva, il cuore pulsante del tifo, a Giacomo Bulgarelli, storico campione bolognese ed eterna bandiera rossoblù”. Queste anche le parole riportate nella targa, collocata all’interno dell’ingresso dello stadio “Dall’Ara” su via Andrea Costa: “Curva Giacomo Bulgarelli, eterna bandiera rossoblù”. Presenti alla cerimonia anche due giocatori del passato, entrambi compagni di squadra di Bulgarelli in quel Bologna che vinse lo scudetto nel 1963-64: Ezio Pascutti e Marino Perani.
Inoltre è stata inaugurata anche una lapide in onore di Arpad Weisz e della propria famiglia sotto gli archi della Torre di Maratona.
DA OLTRE 80 ANNI UN TERRENO PERFETTO
Il fiore all’occhiello dell’impianto bolognese è però il manto erboso. In un periodo in cui i campi di gioco sono al centro di mille polemiche per la loro scarsa praticabilità (zolle che si staccano dal terreno, a volte quasi sabbioso, allagamenti, congelamenti, scarsa quantità e qualità dell’erba), il “Dall’Ara” ha sempre risposto all’appello, ospitando nel migliore dei modi le partite in tabellone, anche nelle condizioni climatiche più ostili. Il segreto del “Dall’Ara” sta nel vespaio collocato ad un metro di profondità e costituito da sassi di fiume disposti in modo da formare piccoli canali attraverso i quali l’acqua defluisce agevolmente; si tratta di una tecnica di drenaggio antica ma sempre all’avanguardia. Il mix di erbe, poi, garantisce la compattezza del manto erboso, che può affondare le radici in almeno 40 cm di terreno attivo. Questi ed altri accorgimenti hanno fatto sì che in 70 anni non si sia mai resa necessaria una rizollatura del campo del “Dall’Ara”, se non in una percentuale davvero minima. La tenuta del terreno di gioco è nota a livello continentale: il “Dall’Ara” è un vero valore aggiunto della realtà rossoblù.
Galleria storica
Galleria cartografica
Per approfondire:
ITINERARIO: “I Campi Sportivi del Bologna”
ITINERARIO: “Arpad Weisz a Bologna”
Sito: progetto ristrutturazione del Dall’Ara dello Studio Brenso