Nome del terzo campo ufficiale della storia del Bologna, derivante da Starlèn, nome dialettale della relativa zona pedecollinare di Bologna fuori porta Santo Stefano, corrispondente a quello di un uccello, il regolo cristato. Nel 1913 venne il tempo di abbandonare il campo della Cesoia: il nuovo piano regolatore cittadino non lo contemplava e al Bologna arrivò lo sfratto esecutivo. Il presidente Rodolfo Minelli individuò il nuovo rettagolo di verde da adibire a campo di gioco in località Ragno, sotto le pendici di Villa Hercolani, in via Toscana, poi via Murri Nell’estate del 1913 vennero avviati i lavori sotto la direzione del Colonnello Cavara, comandante dei Vigili del Fuoco, e dell’ingegner Amadei. Il campo venne cintato con una staccionata in legno e a lato del rettangolo di gioco venne innalzata una tribuna coperta (di lamiera sostenuta da grossi pali di legno), con zoccolo in cemento armato, primo caso in Italia di impianto per il pallone realizzato con impiego di cemento. Venne inoltre realizzata una gradinata in terra battuta per i posti popolari, mentre gli spogliatoi vennero ricavati sotto la tribuna e all’ingresso del parterre di tribuna venne organizzato anche un “buffet” in legno. La prima partita, l’incontro di campionato contro il Modena, vi venne giocata il 23 novembre 1913 e fu un pareggio (1-1) con rete rossoblù di Emilio Badini. L’inaugurazione ufficiale ebbe invece luogo il 30 novembre 1913 con una cerimonia in grande stile, aperta da un ispirato discorso, tutto improntato all’esaltazione dei migliori valori del football, sport audace ed educativo, di Giuseppe Lipparini, uno dei più noti poeti del momento: seguì il varo al modo delle navi, con bottiglia di champagne infranta su un palo di una porta dalla madrina della manifestazione, signora Sbarberi, mentre Bologna e Brescia, le due formazioni in procinto di affrontarsi, lanciavano al cielo un triplice hurrà. La partita valevole per il Girone Veneto-Emiliano del campionato di Prima Categoria, terminò 1-1, con reti di Badini II (ancora lui) per gli uomini di casa e risposta di Simonini per i lombardi. Da un punto di vista architettonico, l’impianto dello Sterlino era uno dei più sfarzosi dell’epoca: l’ingresso era maestoso, con due enormi colonne a sorreggere dieci grandi lettere rossoblù che componevano la scritta Bologna F.C.. Il campo da gioco è passato alla storia per una caratteristica unica, percepibile anche a prima vista: dalla porta posta a valle a quella a monte correva un dislivello di oltre un metro. Anche la tribuna in cemento seguiva tale andamento. Oltre al “campo in discesa”, come veniva all’epoca chiamato, l’impianto lamentava un terreno poco favorevole al gioco, formato da un fondo duro, aspro e puntuto quando il tempo era asciutto; attaccaticcio e pesante quando il clima era umido. Nei primi due anni di vita dello Sterlino, fino alla sospensione bellica nel 1915, il Bologna vi giocò 12 partite di campionato, 6 vinte, 4 pareggiate e 2 perse. Durante la Prima Guerra Mondiale, dal 1915 al 1917, l’impianto ospitò numerosi incontri di beneficienza organizzati per raccogliere fondi per le vittime del conflitto. Quando finalmente, nel 1918, la follia della guerra si arrestò, la situazione del club e del suo impianto era a dir poco disastrosa, in una sorta di simbiosi significativa. Ben sette giocatori della prima squadra non potevano più rispondere all’appello. Il terreno dello Sterlino era in condizioni precarie, la tribuna era crollata, scomparso lo steccato in legno che delimitava il terreno da gioco. Ci si mise al lavoro e nel giro di poco più di un anno le ferite del campo furono sanate. Il 20 settembre 1919, nello stadio Sterlino appena restaurato su iniziativa del presidente Cesare Medica, sotto la nuova tribuna veniva posta a perenne ricordo dei caduti una lapide, in cui ai loro nomi venivano aggiunti quelli dei soci del Bologna ugualmente periti in guerra: l’avvocato Angelo Manaresi fu oratore ufficiale. La nuova tribuna, molto più ampia della precedente, era realizzata, su progetto dell’ingegner Baulina, completamente in cemento armato con tanto di terrazza pensile, la prima in assoluto in Italia. Due anni dopo veniva aggiunta una gradinata popolare, ancora in cemento armato, capace di accogliere diverse migliaia di spettatori. Dopo la morte di Angiolino Badini, l’impianto fu intitolato al grande campione scomparso. In questo glorioso campo si formarono le nuove leve che diedero vita al grande Bologna degli anni Trenta. Qui, nell’impianto dedicato alla memoria di Angelo Badini il Bologna di Felsner pose le basi per vincere il suo primo scudetto, nel 1924-25. La lunga avventura dello Sterlino si chiuso l’8 maggio 1927 quando il Bologna sconfisse l’Inter per 3-0 (rete di Pozzi e doppietta di Perin): la successiva partita di campionato i rossoblù la giocarono il 6 giugno (vincendo 1-0 con il Genoa) nel nuovo impianto del Littoriale, posto sotto San Luca, oggi dedicato a Renato Dall’Ara. Nel primo dopoguerra il Bologna giocò in totale allo Sterlino 85 partite di campionato, con un ruolino strepitoso: 72 vinte, 10 pareggiate e solo 3 perdute. Il che alimentò la fama del “Mitico Sterlino”, dal quale in 14 anni solo cinque volte il Bologna uscì sconfitto in incontri di campionato. Inoltre in un’amichevole giocata il 26 dicembre 1920 il Bologna sconfisse 3-0 il real Madrid. L’impianto venne demolito nel 1969 per lasciare posto alle piscine realizzate dal CONI.
Galleria storica
Galleria cartografica
Per approfondire:
ITINERARIO: “I Campi Sportivi del Bologna”